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Sul dibattito odierno

Michele Riverso

INTERVISTA AL "BRADIPO" 

Coronavirus. Covid-19. In qualunque modo lo si voglia chiamare, questo virus ha cambiato drasticamente il modo di vivere di milioni di italiani in quest'ultimo periodo. A passare dall'euforia alla preoccupazione siamo stati noi studenti, dapprima felici per la chiusura delle scuole e per quelle che sembravano due settimane di riposo, per poi pentirci di aver gioito per via delle severe disposizioni del governo. Noi romani siamo in realtà dei "principianti" in questo ambito; molti "colleghi" ci hanno preceduto in questo dualismo, ovvero coloro che facevano parte delle ex zone rosse. Noi ragazzi di Articolo 21 siamo riusciti a intervistare la redazione lodigiana del giornalino scolastico "Il Bradipo", creando un asse Roma-Lodi e sperando di portare luce nella disinformazione dilagante e soprattutto di dare coraggio ambo ai veterani e a noi novellini. (L'intervista è stata realizzata il 12 marzo)

Come avete vissuto e state vivendo l'evolversi giornaliero della situazione, anche considerando che il nord è il principale centro dei contagi? Come passate le vostre giornate?

La mia famiglia, come la maggior parte delle famiglie italiane, è stata colta alla sprovvista da questa scomoda situazione, per cui in questo momento fatica ad abituarsi alle nuove regole che giorno dopo giorno si inseriscono nella nostra vita, sconvolgendo in poco tempo la nostra quotidianità. Inizialmente io stessa ero abbastanza scettica su certe norme, come il non poter stare a contatto con altre persone oltre ai familiari stretti e quindi non poter vedere in nessuna occasione amici con cui di solito passo molto tempo. Tuttavia, le ultime notizie mi hanno fatto capire che non esiste altro modo per fermare il contagio se non quello di rallentare il nostro stile di vita, bloccando ogni tipo di attività che porta al contatto diretto tra due o più persone. Devo dire che il non poter uscire se non per mansioni indispensabili mi ha portato a riflettere di come la mia vita sia piena di momenti superflui che però la rendono piena; mentre ora, costretta a rimanere in casa, posso solo accontentarmi dello stretto necessario e dell'adempimento dei miei doveri.

Il decreto dell'8 marzo, forse la misura più restrittiva presa dal governo finora, ha vietato movimenti da e verso la Lombardia. Ciò ha ovviamente avuto un notevole impatto psicologico sulla popolazione, causando alcuni episodi come quello dell'assalto ai treni. Vi aspettavate che sarebbe stata presa una misura così restrittiva? Che impatto psicologico e sociale ha avuto sui cittadini lodigiani?

Personalmente credevo che una misura così restrittiva sarebbe presto arrivata, in quanto altamente necessaria per il contenimento del virus. Le scelte prese in queste ultime settimane - tra cui quest'ultima così estrema - hanno avuto un fortissimo impatto psicologico e sociale, come l'assalto ai treni dimostra. Tuttavia, non tutta la popolazione è stata in grado di comprendere l'importanza di tali restrizioni e di comportarsi in modo responsabile, probabilmente a causa del clima di ansia e paura che si è venuto a creare nell'ultimo mese. Questo confinamento, sebbene necessario, ha infine allontanato persone vicine che, soprattutto in momenti difficili come questo, hanno bisogno di sostenersi a vicenda personalmente, aumentando dunque il panico tra gli Italiani.

Qual è l'umore fra i cittadini di Lodi? Credete che sia maggiore l'insofferenza o la tenacia nell'affrontare la situazione con sacrificio?

La popolazione lodigiana è profondamente scossa e turbata dall'epidemia di COVID-19, che ha recentemente riportato la città sotto gli occhi delle cronache italiane. Sono percepibili un timore e una tensione non indifferenti, ingiustamente alimentati dall'enorme quantità di fake news in circolazione. Il malcontento è noto e ben visibile, ma la maggior parte delle persone si impegna a seguire le norme di sicurezza tentando di evitare un'ulteriore diffusione del contagio. Insomma, Lodi è una città in stallo che attende con il fiato sospeso lo sviluppo della situazione e dove solo pochi continuano ad ignorare le più recenti disposizioni governative, mettendo inutilmente a rischio la propria incolumità e quella dei propri concittadini.

Trovate che la comunità della vostra città stia dimostrando senso civico e responsabilità? Oppure c'è una certa tendenza a non seguire le precauzioni, ad esempio continuando ad uscire di casa?

Credo che nell'ultima settimana, rispetto alla precedente, ci sia stato un netto miglioramento per quanto riguarda il senso di responsabilità dei cittadini, forse semplicemente spaventati dal numero sempre crescente dei casi, ma comunque speranzosi che le misure adottate portino ad un progressivo svuotamento degli ospedali ormai impossibilitati nel ricevere nuovi pazienti. Sicuramente la confusione non manca e ogni giorno appaiono nuove informazioni che a volte smentiscono quelle precedenti (basti solo pensare all'allarmante studio cinese secondo cui il virus poteva rimanere nell'aria per circa mezz'ora, poco dopo ritirato per mancanza di sufficienti prove a riguardo). Questo porta a alla mancanza di fiducia nei media e alla disinformazione.

Settimanalmente mi sposto in macchina, e questo mi dà occasione di osservare lo svuotamento graduale delle strade e delle vie che, anche quando inizialmente era stato vivamente consigliato di non frequentare come nostro solito, erano affollate di persone ancora non in grado di comprendere la gravità e le conseguenze delle loro azioni irresponsabili. Ora invece il silenzio e il senso di vuoto colpiscono: Lodi è un relitto di ciò che era una cittadina tranquilla ma piena di punti di ritrovo e attività di ogni genere.

Non resta che aspettare che tutti seguano le norme messe in vigore, per poter pian piano far rifiorire la nostra città.

Come sta gestendo la vostra scuola, sul piano della didattica, emergenza sanitaria e la chiusura fino al 3 aprile?

Vari professori si sono attivati fin dai primi giorni, chi con video, chi con appunti, chi con audio. Il materiale viene fornito grazie all'impiego di Google Classroom, applicazione compresa nel pacchetto G Suite che la nostra scuola ha deciso di adottare circa due anni fa. L'utilizzo è abbastanza semplice e la maggior parte di noi si trova bene. Solo alcuni insegnanti hanno deciso per ora di svolgere lezioni a distanza, impiegando Google Meet, altro software di G Suite. Entro la fine di questa settimana si avranno più notizie, in seguito allo svolgimento dei vari consigli di classe. Per quanto riguarda l'emergenza sanitaria, la nostra scuola, così come altre della Lombardia, è stata già sanificata e al personale docente è stato permesso di rientrare. Le circolari per ora sono state abbastanza chiare in merito alla questione.

Le misure restrittive per la zona rossa e il blocco degli spostamenti vi fanno in qualche modo sentire "isolati" dal resto d'Italia? Oppure la forte coesione nazionale che l'Italia sta dimostrando in questo periodo contribuisce ad attenuare la barriera geografia?

L'isolamento creato dalle misure restrittive per la zona rossa ha avuto effetti differenti su ogni persona. Alcune persone si sono sentite isolate dal resto dell'Italia, altre hanno sfruttato i mezzi che la tecnologia ci offre per non isolarsi del tutto. Forti segnali di solidarietà e coesione si sono verificati nel territorio. Ad esempio, alcuni striscioni sono stati appesi fuori dagli ospedali per ringraziare i medici e gli infermieri, le campagne di donazione ai vari ospedali e i sostegni ottenuti dalla Cina. Devo dire però che la sospensione dei voli da e per l'Italia (precauzioni assolutamente necessarie per il contenimento del virus) mi hanno fatto provare un certo senso di isolamento. 

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