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Breve guida alle elezioni americane del 2024

Aurora Tanca - 5/11/2024

Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti avvengono ogni quattro anni e sono un evento che coinvolge tutto il paese, dai bambini delle elementari ai pensionati.

Le votazioni si svolgono per collegi, ogni stato ne ha un numero prestabilito e basato sulla propria popolazione, ad esempio la California è lo stato con il numero maggiore di collegi con 54, mentre invece, stati come il Wyoming oppure il Vermont, ne hanno solamente 3.

In totale vi sono 538 grandi elettori (collegi) che formano l'intero corpo elettorale, questi sono tenuti ad assegnare il proprio voto al candidato maggiormente votato dalla popolazione del loro stato durante il voto popolare. Il primo candidato che raggiunge 270 collegi vince.

Purtroppo questo sistema soprannominato come "The winner takes it all", è tutto meno che perfetto, infatti dato che i voti non sono proporzionali, accade spesso che le esigenze di grandi fasce della popolazione vengano ignorate. Prendiamo New York come esempio: possiede 30 collegi e quasi 20 milioni di abitanti, se dovesse per caso accadere che 12 milioni votino per un candidato mentre i restanti per un altro, tutti e 30 i collegi verrebbero assegnati al candidato con la maggioranza dei voti e il voto degli altri 8 milioni non verrebbe minimamente considerato.

Vi sono due grandi partiti negli stati uniti: i democratici (sinistra) i cui voti vengono definiti blu e i repubblicani (destra), i cui voti vengono definiti rossi.

I primi hanno un'agenda che riguarda principalmente il cambio climatico e l'assicurazione dei diritti civili. Mentre i secondi tendono a concentrarsi sulla diminuzione delle tasse, sul sostegno al possesso di armi, l'abolizione dell'aborto e alla restrizione dell'immigrazione.

In realtà c'è anche un terzo partito, gli "indipendents". Sono poco conosciuti e non hanno mai vinto le elezioni, perché il sistema elettivo lascia spazio solamente ai due grandi estremi della società. Quest'anno per gli indipendenti si era candidato Robert F. Kennedy Jr, ma ad agosto si è ritirato per appoggiare Trump. L'unica candidata degli independents che è ancora in corsa è la dottoressa Jill Stein che appartiene all'indirizzo politico dei verdi. 

In molti casi gli elettori non votano in base alla loro preferenza effettiva ma in base a chi non vogliono che prevalga.  

La vittoria spesso viene assicurata tramite gli "swing states", ci sono stati che sono notoriamente blu o rossi, come il california (blu), oppure il Texas (rosso) dato che hanno molti collegi sono importanti, ma ,sono anni che votano tendenzialmente lo stesso partito. Gli swing states sono l'opposto, solitamente sono stati minori che cambiano partito a seguito delle campagne elettorali dei candidati.

Cosa sta succedendo quest'anno?

Al momento ci sono sette "swing states" che determineranno l'esito dell'elezione, il più importante è la Pennsylvania, dove sembrerebbe che prevalga la Harris anche se i sondaggi mostrano quanto siano vicine le percentuali delle preferenze.

Sono sorte numerose problematiche relative alle scorse elezioni, ad esempio i sondaggi hanno mostrato che circa il 25% dei repubblicani credono che se Trump non dovesse vincere sarebbe giusto per lui dichiarare le elezioni invalide e cercare di prendere il potere attraverso qualsiasi mezzo; dichiarazioni preoccupanti e fin troppo realistiche visti gli avvenimenti del 6 gennaio 2021.

Circa il 60% dei repubblicani ritengono,poi, che Trump sia attualmente la fonte di informazioni più legittima. Inoltre, sondaggi risalenti a settembre, testimoniano che il 27% dei cittadini statunitensi adulti non credono che Trump abbia sbagliato quando ha provato a ribaltare l'esito delle elezioni del 2020; purtroppo il numero di cittadini che credono a queste affermazioni sta salendo, in quanto ad aprile risultava essere il 23%.

Le elezioni di questo novembre sono diverse da qualsiasi tipo di elezioni precedenti: per la prima volta nella storia americana uno dei candidati è donna e l'altro è sotto procedimento penale durante le elezioni. Il dibattito tenuto il 20 settembre scorso può essere un elemento decisivo per le elezioni e nonostante quest'anno ci siano stati diversi attacchi da parte di entrambi i candidati, le diverse risposte alla proposta di un secondo dibattito fanno ritenere chiaro chi sia in vantaggio almeno per i democratici.

Cosa propone ogni candidato?

Kamala Harris

  • Ms Harris ha promesso di aiutare con i prestiti chi aspira ad acquistare la prima casa e alleggerire le tasse ai genitori di neonati, per contrastare l'inflazione;

  • Ha proposto di alzare le tasse nei confronti dei grandi business e dei cittadini che guadagnano sopra i 400.000$ annui;

  • Propone di sostenere e rafforzare "the middle class"

  • Vorrebbe ripristinare "the border security bill" e farlo diventare legge, in vista di conferire maggior potere al "Dipartimento di Homeland Security".

  • Ha reso il diritto di aborto un argomento centrale della sua campagna,;

  • Ha dimostrato di sostenere appieno la decisione della Nato riguardante il conflitto in Ucraina e ha confermato il suo sostegno per questo paese "for as long as it takes";

  • Spinge per una soluzione a due stati tra gli israeliani e i palestinesi e ha espresso il suo desiderio riguardo la fine del conflitto;

  • Ha investito in fonti di energia rinnovabili.

Donald Trump

  • Ha promesso di porre fine all' inflazione e "make America affordable again" attraverso una maggiore produzione di petrolio la quale, secondo quanto affermato da lui, dovrebbe ridurre il costo dell'energia;

  • Ha promesso di abbassare le rate di interesse (non le può controllare un presidente) e di alzare le tasse sui beni importati (del 10-20%);

  • Propone tagli fiscali che ammontano a trilioni, simili a quelli risalenti al 2017 che aiutarono principalmente la fascia più ricca del paese;

  • Mira a fermare l'immigrazione tramite la costruzione di un muro sul confine e una politica di deportazione spietata;

  • Spinge per una conclusione del conflitto Russo Ucraino che secondo lui impiegherebbe "24 ore" attraverso trattative con la Russia;

  • Ha manifestato il suo sostegno per Israele ma non si è espresso riguardo alla guerra a Gaza;

  • Ha speranze isolazioniste per il paese;

  • Ha rimosso centinaia di protezioni ambientali e mira ad espandere la perforazione dell'Artico.

Fonti


Sul dibattito odierno

Michele Riverso

INTERVISTA AL "BRADIPO" 

Coronavirus. Covid-19. In qualunque modo lo si voglia chiamare, questo virus ha cambiato drasticamente il modo di vivere di milioni di italiani in quest'ultimo periodo. A passare dall'euforia alla preoccupazione siamo stati noi studenti, dapprima felici per la chiusura delle scuole e per quelle che sembravano due settimane di riposo, per poi pentirci di aver gioito per via delle severe disposizioni del governo. Noi romani siamo in realtà dei "principianti" in questo ambito; molti "colleghi" ci hanno preceduto in questo dualismo, ovvero coloro che facevano parte delle ex zone rosse. Noi ragazzi di Articolo 21 siamo riusciti a intervistare la redazione lodigiana del giornalino scolastico "Il Bradipo", creando un asse Roma-Lodi e sperando di portare luce nella disinformazione dilagante e soprattutto di dare coraggio ambo ai veterani e a noi novellini. (L'intervista è stata realizzata il 12 marzo)

Come avete vissuto e state vivendo l'evolversi giornaliero della situazione, anche considerando che il nord è il principale centro dei contagi? Come passate le vostre giornate?

La mia famiglia, come la maggior parte delle famiglie italiane, è stata colta alla sprovvista da questa scomoda situazione, per cui in questo momento fatica ad abituarsi alle nuove regole che giorno dopo giorno si inseriscono nella nostra vita, sconvolgendo in poco tempo la nostra quotidianità. Inizialmente io stessa ero abbastanza scettica su certe norme, come il non poter stare a contatto con altre persone oltre ai familiari stretti e quindi non poter vedere in nessuna occasione amici con cui di solito passo molto tempo. Tuttavia, le ultime notizie mi hanno fatto capire che non esiste altro modo per fermare il contagio se non quello di rallentare il nostro stile di vita, bloccando ogni tipo di attività che porta al contatto diretto tra due o più persone. Devo dire che il non poter uscire se non per mansioni indispensabili mi ha portato a riflettere di come la mia vita sia piena di momenti superflui che però la rendono piena; mentre ora, costretta a rimanere in casa, posso solo accontentarmi dello stretto necessario e dell'adempimento dei miei doveri.

Il decreto dell'8 marzo, forse la misura più restrittiva presa dal governo finora, ha vietato movimenti da e verso la Lombardia. Ciò ha ovviamente avuto un notevole impatto psicologico sulla popolazione, causando alcuni episodi come quello dell'assalto ai treni. Vi aspettavate che sarebbe stata presa una misura così restrittiva? Che impatto psicologico e sociale ha avuto sui cittadini lodigiani?

Personalmente credevo che una misura così restrittiva sarebbe presto arrivata, in quanto altamente necessaria per il contenimento del virus. Le scelte prese in queste ultime settimane - tra cui quest'ultima così estrema - hanno avuto un fortissimo impatto psicologico e sociale, come l'assalto ai treni dimostra. Tuttavia, non tutta la popolazione è stata in grado di comprendere l'importanza di tali restrizioni e di comportarsi in modo responsabile, probabilmente a causa del clima di ansia e paura che si è venuto a creare nell'ultimo mese. Questo confinamento, sebbene necessario, ha infine allontanato persone vicine che, soprattutto in momenti difficili come questo, hanno bisogno di sostenersi a vicenda personalmente, aumentando dunque il panico tra gli Italiani.

Qual è l'umore fra i cittadini di Lodi? Credete che sia maggiore l'insofferenza o la tenacia nell'affrontare la situazione con sacrificio?

La popolazione lodigiana è profondamente scossa e turbata dall'epidemia di COVID-19, che ha recentemente riportato la città sotto gli occhi delle cronache italiane. Sono percepibili un timore e una tensione non indifferenti, ingiustamente alimentati dall'enorme quantità di fake news in circolazione. Il malcontento è noto e ben visibile, ma la maggior parte delle persone si impegna a seguire le norme di sicurezza tentando di evitare un'ulteriore diffusione del contagio. Insomma, Lodi è una città in stallo che attende con il fiato sospeso lo sviluppo della situazione e dove solo pochi continuano ad ignorare le più recenti disposizioni governative, mettendo inutilmente a rischio la propria incolumità e quella dei propri concittadini.

Trovate che la comunità della vostra città stia dimostrando senso civico e responsabilità? Oppure c'è una certa tendenza a non seguire le precauzioni, ad esempio continuando ad uscire di casa?

Credo che nell'ultima settimana, rispetto alla precedente, ci sia stato un netto miglioramento per quanto riguarda il senso di responsabilità dei cittadini, forse semplicemente spaventati dal numero sempre crescente dei casi, ma comunque speranzosi che le misure adottate portino ad un progressivo svuotamento degli ospedali ormai impossibilitati nel ricevere nuovi pazienti. Sicuramente la confusione non manca e ogni giorno appaiono nuove informazioni che a volte smentiscono quelle precedenti (basti solo pensare all'allarmante studio cinese secondo cui il virus poteva rimanere nell'aria per circa mezz'ora, poco dopo ritirato per mancanza di sufficienti prove a riguardo). Questo porta a alla mancanza di fiducia nei media e alla disinformazione.

Settimanalmente mi sposto in macchina, e questo mi dà occasione di osservare lo svuotamento graduale delle strade e delle vie che, anche quando inizialmente era stato vivamente consigliato di non frequentare come nostro solito, erano affollate di persone ancora non in grado di comprendere la gravità e le conseguenze delle loro azioni irresponsabili. Ora invece il silenzio e il senso di vuoto colpiscono: Lodi è un relitto di ciò che era una cittadina tranquilla ma piena di punti di ritrovo e attività di ogni genere.

Non resta che aspettare che tutti seguano le norme messe in vigore, per poter pian piano far rifiorire la nostra città.

Come sta gestendo la vostra scuola, sul piano della didattica, emergenza sanitaria e la chiusura fino al 3 aprile?

Vari professori si sono attivati fin dai primi giorni, chi con video, chi con appunti, chi con audio. Il materiale viene fornito grazie all'impiego di Google Classroom, applicazione compresa nel pacchetto G Suite che la nostra scuola ha deciso di adottare circa due anni fa. L'utilizzo è abbastanza semplice e la maggior parte di noi si trova bene. Solo alcuni insegnanti hanno deciso per ora di svolgere lezioni a distanza, impiegando Google Meet, altro software di G Suite. Entro la fine di questa settimana si avranno più notizie, in seguito allo svolgimento dei vari consigli di classe. Per quanto riguarda l'emergenza sanitaria, la nostra scuola, così come altre della Lombardia, è stata già sanificata e al personale docente è stato permesso di rientrare. Le circolari per ora sono state abbastanza chiare in merito alla questione.

Le misure restrittive per la zona rossa e il blocco degli spostamenti vi fanno in qualche modo sentire "isolati" dal resto d'Italia? Oppure la forte coesione nazionale che l'Italia sta dimostrando in questo periodo contribuisce ad attenuare la barriera geografia?

L'isolamento creato dalle misure restrittive per la zona rossa ha avuto effetti differenti su ogni persona. Alcune persone si sono sentite isolate dal resto dell'Italia, altre hanno sfruttato i mezzi che la tecnologia ci offre per non isolarsi del tutto. Forti segnali di solidarietà e coesione si sono verificati nel territorio. Ad esempio, alcuni striscioni sono stati appesi fuori dagli ospedali per ringraziare i medici e gli infermieri, le campagne di donazione ai vari ospedali e i sostegni ottenuti dalla Cina. Devo dire però che la sospensione dei voli da e per l'Italia (precauzioni assolutamente necessarie per il contenimento del virus) mi hanno fatto provare un certo senso di isolamento. 

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